CERVED: trend fallimenti nel 2q 2023: nel Nord Est aumentano del 12,1%.
Per la prima volta dopo un anno e mezzo in continua decrescita, * delle imprese italiane (+1,5% rispetto allo stesso periodo del 2022), mentre le liquidazioni volontarie hanno visto un’impennata (+26,1%).
* (Oltre alle classiche procedure di fallimento (‘Fallimento’ e ‘Concordato fallimentare’), in base a quanto stabilito nel nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (d.l. del 12/01/2019 n° 14), si conteggiano come fallimenti anche due ulteriori procedure gravi: ‘Liquidazione giudiziale’ e ‘Liquidazione controllata’).
Complessivamente, nel secondo trimestre del 2023 sono stati registrati 2.070 fallimenti (contro i 2.039 del 2q 2022), mentre le liquidazioni volontarie registrate nello stesso periodo sono state 10.446 (contro le 8.282 del 2q 2022).
L’analisi è stata condotta dall’Osservatorio fallimenti di Cerved nel suo ultimo studio “Le chiusure di impresa nel 2q 2023 e gli impatti sull’economia reale”.
Complessivamente, nei primi sei mesi di quest’anno sono andati persi 81.000 posti di lavoro e oltre 1 miliardo di euro di valore aggiunto (oltre a 2,5 miliardi di debiti finanziari e 1,8 di debiti commerciali).
“Nel triennio 2020-2022, gli effetti delle crisi e del rallentamento congiunturale non si sono tradotti in un aumento delle uscite dal mercato e delle chiusure di impresa, che hanno registrato sei trimestri consecutivi di riduzione mantenendosi su livelli ampiamente inferiori al pre-covid” ha commentato Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved. “Tuttavia, i dati del 2023 fanno emergere una chiara inversione di tendenza: l’impennata dell’inflazione e il conseguente rialzo dei tassi di interesse, si sono manifestati in modo asimmetrico sulle imprese. Intercettare tempestivamente segnali di allarme e gestire situazioni di crisi, avvalendosi di dati, algoritmi predittivi e tecnologia, è sempre più fondamentale”.
Fallimenti in crescita per le ditte individuali, Nord Est e Centro
Nello specifico, i fallimenti hanno coinvolto per lo più le PMI, in crisi di liquidità e in ritardo nei pagamenti.
Il maggiore incremento si registra in particolare per le ditte individuali (+27,7%) e per le società di capitale con fatturato compreso tra i 2 e i 10 milioni di euro (+44,8%).
Per quanto riguarda i settori, industria e servizi sono i comparti più colpiti (con un aumento dei fallimenti rispettivamente del 5,2% e dell’1%). I principali rialzi si registrano, in particolare, nei prodotti da forno (+84,6%), negli alberghi (+50%), nei prodotti all’ingrosso per le costruzioni (+36%) e nella ristorazione (20%).
A livello geografico, le regioni del Nord-Est e del Centro guidano la crescita dei fallimenti (+12,1% e +11,6%).
Viceversa, Nord Ovest e Sud Italia registrano invece un calo (-4% e -7,1%).
Liquidazioni volontarie in aumento per PMI, costruzioni e servizi
Per quanto riguarda invece le liquidazioni in bonis, a guidare il fenomeno sono le società di capitale e in particolare le PMI con fatturato tra 2 e 10 milioni di euro (+71%).
I maggiori incrementi riguardano il settore delle costruzioni (+33%), seguito da quello dei servizi (+26.2%) e dell’industria (+22,8%). Entrando nello specifico dei comparti, l’aumento più alto si registra nei metalli (+128.6%), negli alberghi (+57,9%) e nei prodotti all’ingrosso per le costruzioni (+50%).
Dal punto di vista geografico, invece, la crescita coinvolge tutte le macroaree del nostro Paese.
Il Nord Ovest registra l’incremento maggiore (+30,7%), seguito dal Centro (+27,4%), dal Sud (+23,5%) e dal Nord Est (+21,7%), con i maggiori rialzi in Umbria (+75,2%), Calabria (+42%).