AZIENDE

A Marzo 2024 il trend dei pagamenti si attesta con il 40,4% di pagatori puntuali (in diminuzione rispetto al trimestre precedente), e i pagamenti con oltre 30 giorni di ritardo raggiungono il 9,7%, (aumento del +0,1% rispetto il trimestre precedente).
Le microimprese risultano più virtuose con un 42,3% di pagamenti a scadenza regolari (ma per contro i ritardi gravi salgono al 10,7%).
Il Nord Est è l’area geografica dove le aziende sono più affidabili, con il 47,3% di pagamenti effettuati a scadenza, contro il 28,3% di pagamenti regolari al Sud e nelle Isole.
Le regioni più puntuali sono la Lombardia (50,4%), l’Emilia-Romagna (47,8%) il Veneto (47,6%), il Trentino Alto Adige (46,0%).
Le regioni meno virtuose sono la Calabria (24,4%) e la Sicilia (22,8%).
Per quanto concerne i tempi medi di pagamento, il primo trimestre 2024 registra una media di circa 70 giorni (le micro imprese risultano le più veloci con 65 giorni di media).
Al Nord est la media è di 69 giorni di media contro i 74 giorni del Sud e delle Isole .
Liguria e Trentino Alto Adige sono i più veloci pagatori (con una media di 61 e 62 giorni rispettivamente), mentre fanalino di coda troviamo la Campania con 77 giorni medi e la Calabria con 90 giorni medi.

Rispetto alle dimensioni delle aziende rileviamo:
Pagamenti regolari alla scadenza:
Media Italiana:           40,4%
Micro Imprese:          42,3%
Piccole Imprese:        37,1%
Medie Imprese:          27,6%
Grandi Imprese:         14,7%

Pagamenti fino a 30 gg. dalla scadenza:
Media Italiana:           49,9%
Micro Imprese:          47,0%
Piccole Imprese:        56,3%
Medie Imprese:          67,6%
Grandi Imprese:         81,4%

Pagamenti oltre i 30 gg. dalla scadenza (ritardi gravi):
Media Italiana:           9,7%
Micro Imprese:          10,7%
Piccole Imprese:        6,6%
Medie Imprese:          4,8%
Grandi Imprese:         3,9%
Da quanto sopra si deduce che maggiore è la dimensione dell’azienda, minore è la puntualità nei pagamenti alla scadenza e fino a 30 gg.
Per contro i ritardi gravi sono molto bassi per le grandi aziende ed elevati per le micro imprese.

Ritardi dei pagamenti per settore merceologico:
Ritardi oltre 30 giorni:                                 tempi medi di pagamento
(in giorni)
Industrie alimentari               12,2%                         70
GD/DO                                   11,9%                         70
Agricoltura e allevamento     10,7%                         59
Costruzioni                             10,6%                         72
Commercio al dettaglio         10,1%                         64
Energy & telco                       8,7%                         70
Industria della ceramica        7,8%                          95
Commercio all’ingrosso         7,7%                           62
Industrie legno e mobili        6,2%                           61
Industrie chimiche                 4,7%                          73
Industria siderurgica              4,4%                         79

(Fonte: Cerved)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Nel 2023 lo Stato italiano ha sostenuto un costo complessivo di 122 miliardi di euro nel 2023, tra acquisti, consumi, forniture, manutenzioni, formazione del personale e spese energetiche ma ancora una volta non è riuscito a onorare tutti gli impegni economici presi con i propri fornitori.
I debiti commerciali della Pubblica Amministrazione ammontano a circa 50 miliardi di euro, importo che è praticamente lo stesso da almeno 5 anni.
I più penalizzati sono le piccole imprese. Come sottolineato dalla Corte dei Conti nelle transazioni commerciali con le aziende private la PA salda le fatture di importo maggiore entro i termini di legge, mantenendo così l’Indicatore di Tempestività dei Pagamenti (ITP) entro i limiti previsti dalla norma, ma ritarda intenzionalmente il saldo di quelle con importi minori, penalizzando, così, le imprese fornitrici di prestazioni di beni e servizi con volumi bassi; cioè le piccole imprese.
Secondo quanto analizzato dal Centro Studi della CGIA di Mestre da qualche tempo si è consolidata una nuova pratica “imposta” da molti dirigenti pubblici, anche di società collegate alle regioni e agli enti locali, che decidono unilateralmente quando i fornitori devono emettere la fattura.
L’autorizzazione all’emissione della fattura viene data solo quando l’Amministrazione dispone dei fondi per liquidarla, queste strutture pubbliche riescono a “rispettare” i tempi di pagamento, “aggirando” così le disposizioni previste dalla legge.
Analizzando la situazione a livello comunale registriamo una situazione preoccunoante a Napoli con 143 giorni di ritardo.
Seguono Andria con 89,5 giorni di ritardo rispetto la scadenza contrattuale, Chieti con +61,8, Reggio Calabria con +54,8, Agrigento con +53,5 e Isernia con +53.
In contro tendenza, invece il comune di Palermo che nel 2023 ha liquidato i propri partner commerciali con 65,5 giorni di anticipo (nessun altro comune capoluogo di provincia d’Italia ha fatto meglio).
Al Centronord, invece, il quadro generale è in massima parte positivo:  Imperia (+22,11 giorni di ritardo), Viterbo (+19) e Alessandria (+14,98), quasi tutti gli altri comuni capoluogo di provincia di queste due ripartizioni geografiche pagano in netto anticipo rispetto ai termini stabiliti dal contratto.
Le situazioni più virtuose riguardano Padova, Grosseto e Pordenone con un anticipo del saldo di oltre 21 giorni.
Per quanto concerne le Amministrazioni regionali, invece, al netto di Molise (+145,9), Abruzzo (+32) e Basilicata (+13,66), le altre realtà amministrative registrano delle performance più che buone, soprattutto al Centronord. (fonte: CGIA di Mestre)