Essenzialmente sono tre le tipologie di crediti che si possono cedere:
- Cessione di crediti in essere non scaduti: si tratta essenzialmente di operazione di factoring o di anticipi fatture (tramite sportelli bancari); in questa ipotesi il cedente dovrà pagare una commissione e/o una percentuale sull’importo ceduto, ma in compenso riceverà una alta percentuale del valore del credito (80-90%).
- Cessione di crediti scaduti (insolvenze): possono essere ceduti dopo una attenta “due diligence” (valutazione del credito, dell’esigibilità, per determinarne il prezzo di acquisto); il cessionario liquiderà un importo determinato in base alla reale possibilità di incasso del credito, dei costi per il recupero e al margine di ricavo. L’importo di acquisto da parte del cessionario è una percentuale sul valore nominale del credito ed è fortemente variabile, condizionata dalla effettiva recuperabilità (può variare da un 2% a un 25-30% dell’importo ceduto; difficilmente supera questa percentuale).
- Cessione di crediti per pulizia di bilancio: in questo caso si tratta essenzialmente di crediti irrecuperabili e la cessione diventa onerosa. Va detto che non tutti i crediti iscritti a bilancio sono effettivamente irrecuperabili e che una preventiva attività di recupero crediti potrebbe portare a innegabili benefici (incasso di quanto dovuto, miglior rating, accessibilità al credito facilitata, meno tasse da pagare).